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Vincenzo Speziali sul “Caso Monteverdi” a Catanzaro: “Abbiamo sentito lo strillo dell’aquila”


Edil Merici

Di Vincenzo Speziali – Responsabile Regionale e membro della Direzione Nazionale dell’UdC

Una collega attuale Consigliere Comunale avrebbe riferito (e io credo sia a lei che a chi me lo ha riportato) come nella giornata di ieri, allorquando è uscito l’articolo/inchiesta/denuncia della mia cara amica Alessia Bausone (giammai afflitta, pur se più di un afflitto tenta di affliggerla), si sia materializzato un putiferio, tra le mura delle stanze fioritesche.
La cosa in sé è credibile, al punto che si sarebbero udite le urla acute proprio dell’ineffabile Assessore Donatella Monteverdi, non certo Rettore.
Costei, gridava (da quanto dettagliatomi) poiché io sono a Bovalino, il mio incantevole paese, dove di già mi alleno a fare il Sindaco, svolgendo sin da ora le funzioni di riferimento politico in favore di un intero territorio e della comunità tutta, per di più in modo uguale e inversamente proporzionale all’attuale Sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita.
Insomma, più Donatella gridava, più apoditticamente (ovvero arrogantemente?) ribadiva, quasi fosse un’atema, la frase: «Io non mi dimetterò mai!»
Di ciò, se non altro delle intenzioni o delle volontà della suddetta, ne sono certo, al punto che lo confermavo, sia a Massimo Tigani Sava, sia a Valerio Donato e purtuttavia, con garbo e sincerità (solamente per interesse della Città, benché da un punto di vista del mio apparente vantaggio politico avrei potuto risparmiarmelo, epperò sarebbe stato sciacallaggio!) ho persino scritto a questa signora consigliandole simil gesto.
Al solito suo non ha risposto, ragione per la quale le urla in questione (sempre che siano vere e confermate), fanno si che esse ci riportino a uno sberleffo a uopo.
E per dirla tutta e sino in fondo, tale sberleffo ho ben donde a compiere, se non altro perché altro linguaggio non conoscono i fioriteschi dei variegati e (apparentemente) disomogenei riti, essendo tronfi, del loro vuoto a perdere, ovviamente nel senso che ognuno vuol dargli (ma non metta in capo a me, ragionamenti non espressi!).
Insomma l’assunto «io non mi dimetterò mai» ci riporta agli strilli di una certa Aquila, in quel di Lamezia Terme (e poi si sa come sia andata a finire!), eppure tali alterazioni vocali sembravano strilli proprio del rapace.
Anzi, a conti fatti, è pur sempre meglio il suono dell’aquila che non il sibilare del cobra, che come cantava un’altra Donatella (in questo caso, però la Rettore, cioè l’autentica!) “…non è un serpente”, pur se nell’ambito della faunistica appartiene a codesta specie.
E comunque, c’è poco da dire, poiché qui esiste un caso di opportunità morale e politico grande come una casa (magari in Corso Mazzini?) ricavata ad esempio dall’assemblaggio di plurimi cespiti e quindi una delibera così stigmatizzata (ovvero quella in favore di un’associazione in cui il congiunto della medesima Assessore, che vota positivamente in Giunta) e in cui lo stesso congiunto era presente nel Direttivo, salvo poi, tempestivamente dimettersi, non dieci anni o dieci mesi prima, bensì dieci giorni avanti (senza però, almeno per il momento, avere riscontro ufficiale delle formali dimissioni, con al netto il supporto o uno straccio circa l’evidenza verbalizzata) induce chiunque, ciascuno e chicchessia, a praticare l’aberrante cultura del sospetto.
Dico ciò proprio perché costoro la praticano sugli altri e perciò gli si restituisce Pan per focaccia, alfine di fargli capire e vedere l’effetto che fa, senza se e senza ma.
“Vergogna, buffoni”, scrisse Mino Pecorelli (che non era un demonio o un ricattatore, bensì un serio giornalista, a cui postumamente, persino la Federazione della Stampa Italiana ha reso omaggio, costituendosi quale parte civile, nel nuovo procedimento in corso), perciò valuti la pubblica opinione se questo è un caso in cui ci si può rifare o meno, al titolo utilizzato da tale serio professionista dell’informazione.


GRF

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