C’è una Calabria che nessuno rappresenta…
Di Pino Mammoliti
“Sei dentro il mio destino…”
Così inizia la lettera di un padre detenuto inviata al figlio, subito dopo aver ricevuto dal tribunale di Milano una condanna a 20 anni di reclusione per un reato associativo di tipo ‘ndranghetistico. Il resto della lettera era un riavvolgimento del film della vita di questo signore, pieno di sentimenti, solitudine e paure, soprattutto paure. Il figlio mi fece leggere quel foglio, bianco e triste, senza confini di spazi né di grammatica, ma potente più di un uragano.
Giovanni (nome di fantasia) mi chiese cosa potesse fare per tranquillizzare il padre per rassicurarlo rispetto alle preoccupazioni che nutriva sul futuro del figlio. Non avrei potuto né saputo superare la fantasia rispetto alla drammatica condizione famigliare (padre detenuto, madre lavapiatti e altri due figli più piccoli di Giovanni frequentanti le scuole elementari) ,mi venne da dire: “stai tranquillo e studia, vedrai che ce la farai, ce la farete, ce la faremo”. Non distinguevo il singolare dal plurale e in quest’ultimo, mi inserivo a pieno titolo. Giovanni oggi è un ricercatore nell’Università del Massachusetts, i suoi fratelli studiano al primo e terzo anno di università, la madre continua a lavorare nel ristorante, il padre è deceduto qualche anno fa. Non ha atteso di vedere il destino di Giovanni, diverso (come sperava) dal suo. Questa storia avrebbe dovuto raccontare l’ultima puntata di Report. La Calabria che nessuno rappresenta ma c’è, indipendentemente dallo Stato.
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