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Costume e Società

Giuseppe Macrì Cristoforo, il pittore solitario di Bovalino

Di Antonio Ardore

Giuseppe Macrì Cristoforo nacque a Bovalino il 7 marzo 1913 da Vincenzo Macrì di Bovalino ed Anna Maria Cristofaro originaria di Radicena, l’attuale Taurianova.
Alla fine del 1930 frequentò per qualche mese l’Istituto Industriale Tenente Antonio Panella di Reggio Calabria per poi trasferirsi al Liceo Artistico di Roma con l’intento di poter continuare con l’Accademia di Belle Arti, ma il regime fascista di allora, non consentiva la partecipazione dei figli del popolo alle accademie, per questo non gli fu concessa la domanda d’iscrizione.
Nel primo periodo della sua arte (1931-1940), carico di fantasia, inizia il periodo formativo realizzando i ritratti come La bicicletta Angor e Una chiave, Un piccolo agglomerato di case e molti altri, tutti disegni fatti a mano libera utilizzando solo la matita.
Fu autodidatta e un uomo schivo della popolarità, tanto da non voler partecipare mai a mostre ufficiali. In lui regnò la solitudine che evidenzia in seguito nei suoi lavori facendo emergere il singolo paesaggio, l’albero, la casa solitaria, e simili.
Nel 1951 lo scrittore e giornalista Giovanni Battista Angioletti di Roma, acquistò dal Macrì La fiumara del Buonamico e, in seguito, il quadro venne pubblicato su La fiera letteraria di Diego Fabbri.
Macrì inizia un nuovo periodo (1953-1989) attratto soprattutto da paesaggi e panorami dei paesi ionici come Natile Vecchio, Benestare, Ardore, Bovalino e Gerace e dalle visioni di vita quotidiana che riporta con La trebbiatura, L’aratura e La mietitura, che fu acquistata dallo scrittore Corrado Alvaro, che disse «Lo compro, è la mia terra» e lo fece pubblicare assieme a un suo articolo sulla famosa rivista artistico-letteraria Il Ponte.
Tra i suoi quadri il più grande è Il golfo di Bovalino, in cui il Macrì immortalò il panorama visto da un punto tra Bovalino e Bianco.
Tra le sculture, invece, annoveriamo soprattutto quelle dedicate a Michelangelo: Il busto, Il volto e La pietà oltre a un Busto di donna e maschere varie di manifattura greca.
Nell’ultimo periodo, gli anni ’80, eseguì per conto di chiese e confraternite, restauri a dipinti logorati dal tempo. Tra questi ricordiamo il restauro fatto nel 1983 del quadro fatto dal concittadino Parisi e conservato nella chiesa parrocchiale di Bovalino Marina, raffigurante L’apparizione della Madonna a San Francesco di Paola e, nel 1986 restaurò la statua del Sacro Cuore di Gesù della cappella sinistra della stessa chiesa.
Tra i suoi più assidui amici ricordiamo lo scrittore Mario La Cava, il preside Rosario Procopio, il pittore Francesco Procopio, Giuseppe Ruffo e tanti altri amici bovalinesi.
Nel 1991 don Peppinuzzu, come lo chiamavano gli amici del paese, non essendo ormai più autosufficiente, fu portato in una casa di riposo dove morì il 4 luglio 1995, all’età di 82 anni.
Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero di Taurianova, paese natale della madre.
Durante la vita le persone non gli hanno riconosciuto i suoi meriti per le opere realizzate contribuendo allo sviluppo culturale e artistico della Calabria, cosa invece fatta dopo la morte.
La casa natale del pittore lungo il corso Umberto I, dopo la morte venne restaurata e posto un marmo che lo ricorda tra i figli illustri di Bovalino.

Redazione

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