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Attualità

L’ottobre che pareva agosto e la Locride che merita di essere vissuta

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Siamo agli sgoccioli di un ottobre che è parso quasi essere una replica di agosto. E non tanto (o non solo) per le temperature che tutto sono sembrate fuorché autunnali, quanto per il numero incredibile di eventi e attività registrato su tutto il territorio. A darmi il polso della situazione, oltre all’occasione di vedere affisse un po’ ovunque locandine di manifestazioni di varia natura, il materiale gonfiarsi dell’archivio del nostro giornale, riempito di comunicati stampa di annuncio di manifestazioni ed eventi che ci hanno costretto in più occasioni a rimettere mano alla programmazione giornaliera delle notizie da proporvi sulla nostra piattaforma.
Alla faccia della destagionalizzazione, ottobre ha infatti dato vita a una serie di incontri, attività e manifestazioni (di cui ho avuto anche modo di parlarvi nelle scorse settimane proprio dalle colonne di questa rubrica) che lo hanno reso a tutti gli effetti l’appendice di un’estate lunghissima, e che non paiono voler avere una battuta di arresto nemmeno con il novembre ormai alle porte.
L’obiettivo che da lungo tempo le Amministrazioni Comunali del territorio si ponevano, quello cioè di ideare e proporre delle attività che potessero risultare attrattive non solo nei 90 giorni centrali dell’estate, ma anche nel periodo autunnale e invernale (fuor di festività natalizie, ovviamente), pare essere stato raggiunto, e anche con successo, a giudicare dall’interesse che tante delle attività a cui sto pensando mentre scrivo queste righe hanno destato nelle scorse settimane, al netto di accavallamenti a volte impossibili da districare.
La percezione del cittadino medio, tuttavia, è rimasta immutata e, chiedendo in giro, vi sfido a trovare qualcuno che ritenga questa strategia socio-politica efficace o, almeno, che non abbia più la convinzione che il territorio abbia ormai dato il meglio di sé e non offra in queste settimane particolari occasioni di svago anche se (almeno nei fine settimana), di attività da svolgere ce ne sono al soldo una dozzina.
Naturale chiedersi, allora, perché la percezione del cittadino non muti in relazione all’aumento degli sforzi di enti locali e associazioni territoriali, spingendolo a continuare a credere di essere il residente di un’area depressa e non in grado di competere con altre realtà socio-economiche storicamente più fiorenti della nostra. È una domanda che mi sono posto spesso nell’ultimo mese, e alla quale non riesco proprio a darmi risposta.
È possibile che la soluzione all’enigma risieda nella scarsa attrattività che le manifestazioni organizzate hanno per i residenti o, ancora, che la comunicazione, benché massiccia, come affermavo poco fa, non riesca veicolare in maniera efficace le innumerevoli attività che si realizzano urbi et orbi nel territorio?
Oppure ancora (ed il caso più probabile, oltre che quello che maggiormente temo), l’ingabbiamento è mentale, e la matematica certezza che la condizione di minorità della Calabria in generale, e della ionica reggina in particolare, sia atavica e, soprattutto, ineludibile, spinge a osservare asetticamente e senza apertura mentale alcuna ciò che ci circonda, dandoci la convinzione che quanto di buono si realizza sul territorio non riuscirà mai ad avere la stessa dignità anche solo del raduno degli alpini a Piazzale Loreto a Milano solo perché realizzato, per l’appunto, nella capitale Lombarda?
Non metto in dubbio che tanto ancora ci sia da fare e, soprattutto, che molti siano i correttivi da apportare su tutti i fronti per assicurarci che la Locride viva finalmente di luce propria, ma se noi per primi ci gireremo dall’altra parte dinanzi al cambiamento (o a un inizio di tale com’è quello di cui vi sto parlando in queste righe) non cominceremo allora a divenire corresponsabili dello stato in cui versa il territorio che sbandieriamo di amare?
Se non ci convinceremo che, certo, i problemi sono tutt’altro che risolti ma qualche passo in avanti lo stiamo facendo, come potremo mostrare al mondo che questa terra merita di essere vissuta?

Foto: lesacoutlet.it


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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