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Costume e SocietàLetteratura

Il rimedio al malocchio dell’ufficiale sanitario

Storie d’altri tempi


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Onde evitare la caduta dei passanti, il porticato era limitato da una balaustra di ferro lavorato su stile Art Nouveau, vincolata da piastre annegate nei pilastri su cui poggiavano gli archi. La vetrata del Bar Primavera era ampia quanto l’intera facciata del locale e arricchita da immagini floreali che riportavano la bellezza del paesaggio.
Allo stesso tempo in cui i quattro salivano i gradini della scala, Mario notò l’ufficiale sanitario fermo sulla parte esterna del portico a osservare un uomo che era sbucato da una viuzza la cui larghezza era tale da permettere il passaggio solo di un mulo scarico. La stradina era così stretta che due persone, incontrandosi, passavano a stento.
Il farmacista, notando il medico, si fermò un attimo e chiamò: «Dottore! Dottore!»
Niente, il dottore era intento a osservare l’uomo che era sbucato dalla viuzza. Il medico guardava con meraviglia l’uomo camminare con passo deciso verso il municipio. Era una persona di altezza media, indossava un paio di jeans così stretti da farlo sembrare una soppressata; calzava delle scarpe color marrone di marca scadente. Mentre camminava, le scarpe producevano un fastidioso rumore simile a quello prodotto da tante zeppe di metallo quando battono sul selciato di pietra. Il suo passo era contraddistinto dai piedi ruotati verso l’interno mentre il busto era proiettato in avanti, come se volesse opporsi a una forte inclinazione della strada. Varcata la soglia del Municipio, l’uomo osservato dal medico scomparve alla vista.
Il dottore, con il tono che tradiva la sua meraviglia, come se stesse parlando con sé stesso, esclamò: «Roba dell’altro mondo!»
Il farmacista si era fermato un attimo, incuriosito dal modo in cui il medico osservava l’uomo dalla strana camminata.
Appena fece per andare verso l’ambulatorio, l’ufficiale sanitario notò il farmacista e si fermò per salutarlo: «Che cosa fai?»
«Sto andando a prendermi un caffè. Non mi fai compagnia?»«Per dire il vero non mi fa tanto bene, in ogni caso me ne prendo un altro. Tanto, tra fumo e caffè non faccio altro che favorire la dipartita.»
Il farmacista bolliva dalla curiosità di sapere perché il medico era rimasto a guardare con interesse Nando che andava verso il municipio.
I due varcarono la soglia del Bar Primavera, dove gli altri tre erano seduti a un tavolino in fondo alla sala a chiacchierare.
Il medico, vedendo la donna, esclamò: «Per Dio, che esemplare!»La donna, seduta di fianco ai due, con una lunga treccia che le copiava la schiena fino al coccige, aveva le gambe accavallate e la gonna arretrata fino all’inguine, tanto da mettere in mostra le due lunghe cosce che stuzzicarono la curiosità del medico.
Il dottore voltò lo sguardo verso Nicoletta che, dopo avergli dedicato un dolce sorriso, disse: «Buongiorno, dottore! Come va?»
«A parte la stanchezza, non posso lamentarmi.»
«Se la cosa non la disturba, verso mezzogiorno passo, perché ho bisogno di una visita» disse la donna.
Mario stava con l’orecchio attento per sentire cosa si dicessero i due. Tutti facevano finta di non capire, ma nel paese era di dominio pubblico che Nicoletta se la intendesse con l’ufficiale sanitario che, come arnese, pare non scherzasse. Gli occhi della donna tradivano la complicità dei due e si notava dal volto che non vedeva l’ora di essere sottoposta a un’attenta visita da parte del medico di fiducia.
Il medico era famoso per la libidine, tanto che il testosterone gli aveva pulito il cranio lasciando traccia della chioma solo nella parte bassa della nuca e sulle tempie; il resto era liscio come il sedere di un bambino di pochi mesi.
Il farmacista e il medico si avvicinarono al tavolino al quale sedevano la donna e i due amici che, nell’attesa, si erano fatti portare un cappuccino. Osvaldo, nel vedere il medico, si alzò e andò loro incontro.
«Caro, Antonio, come stai?» domandò Osvaldo.
«Io bene e tu?» rispose Antonio.
«Non mi lamento. Nel complesso me la passo benissimo. Vedo che tu, a parte i capelli, non sei invecchiato per niente» ribatté Osvaldo, con tono malizioso.
Il medico era un soggetto notevolmente superstizioso, temeva di rimanere vittima del malocchio. Nel sentire i complimenti di Osvaldo, inavvertitamente, si portò la mano sinistra nella biforcazione delle gambe e si diede una palpata agli attributi: era convinto che un tale gesto vanificasse il malocchio.
Mario, essendo a conoscenza della superstizione del medico, tutte le volte che lo incontrava gli riservava parole di apprezzamento verso lo stato di salute, per poi spingersi fino a toccare l’argomento della sua virilità. Non solo Mario si complimentava con il medico, ma anche il resto della gente usava lo stesso linguaggio: «Complimenti, dottore, avete un fisico perfetto che sembra quello del David di Gian Lorenzo Bernini. Grazie a Dio si vede da lontano che siete in ottima forma.»
Nel sentire quelle parole, il volto del medico si scuriva e puntualmente compiva il solito gesto: portava la mano sinistra sugli attributi. Rifletteva sulle parole della gente e temeva che, a furia d’insistere sull’argomento, lo facessero finire al cimitero, lasciando per sempre incustodito il giardino rigoglioso di Nicoletta.

Continua…

Foto: grancaffegambrinus.shop


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