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Costume e SocietàLetteratura

La fuga

Le ultime figlie di Lilith

Di Francesco Salerno

Gabriel e Salek si voltarono all’unisono verso il fondo della sala e ciò che videro li raggelò.
L’uomo basso che aveva rilanciato stava ridendo di gusto, mentre a fianco a lui un essere mostruoso stava facendo a pezzi un membro del loro gruppo. Si trattava del ragazzo indiano, che ormai giaceva morto sul pavimento. L’altro, il tizio in camicia hawaiana, aveva appena finito di scaricare il caricatore addosso a una seconda creatura, ma senza apparente effetto.
«Prendi il libro!» urlò Salek a Gabriel prima di lanciarsi in aiuto dei suoi.
Gabriel provò a rompere la teca con il calcio della pistola ma questa si rivelò troppo resistente. Voltò allora la pistola e le sparò contro la teca, mandando finalmente il vetro in frantumi.
Senza pensarci, afferrò il libro e si voltò verso il fondo della sala.
«Ho il libro!» urlò a Salek, cosa di cui si pentì immediatamente.
Salek era in ginocchio, con un braccio interamente staccato e la bocca piena di sangue.
Il giovane storico fissò sbigottito la scena senza riuscire però a dire o fare nulla.
Poi, in un ultimo alito di vita, Salek lo fissò dritto negli occhi e mormorò un’unica parola:
«Scappa!»
Un secondo dopo, una delle creature gli staccò di netto la testa dal collo.
Gabriel era talmente preso da quella visione che quasi non si accorse dell’ultimo membro della squadra che gli correva contro.
«Che diavolo fai?! Vieni!» gli urlò l’uomo, conducendolo all’uscita posteriore della sala.
Mosso più dall’istinto che dalla volontà, Gabriel gli corse dietro mentre le due creature già si lanciavano alle loro calcagna. Attraversarono innumerevoli porte e corridoi, sentendo sempre la presenza delle due creature dietro di loro. Un’ultima grande porta rossa e furono finalmente all’esterno. Senza fermarsi un solo attimo si diressero al parcheggio. Una volta all’auto, i due vi entrarono e partirono al massimo della velocità, ma le creature riuscirono a raggiungerli. Saltarono sul tettuccio dell’auto nel momento stesso in cui questa si immetteva sulla strada. L’uomo alla guida fece allora un’improvvisa sterzata riuscendo a far cadere uno dei mostri, ma l’altro rimase saldo al tuo posto. Gabriel lo sentiva proprio sopra di lui. Poteva sentirne gli artigli agganciati alla lamiera. Senza pensarci troppo, puntò la pistola in alto e fece fuoco.
«Cadi, bastardo!» urlò come un ossesso. Al settimo colpo la creatura ululò di dolore e liberò la presa, finendo per rovinare pesantemente sull’asfalto.
«È finita» sospirò il giovane archeologo con mestizia.
«No, amico mio. È appena cominciata» gli fece eco il suo compagno mentre premeva più forte sull’acceleratore.

Continua…

Foto: tragicomico.it


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