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Costume e SocietàLetteratura

Un rimedio piccante

La tela del ragno


GRF

Di Francesco Cesare Strangio

Si trattava di fare un pasto abbondante a base di peperoncini. Meng si avvicinò al direttore dell’albergo e chiese se avessero del peperoncino da portare assieme alle pietanze all’ora di pranzo. Il direttore rispose che non ne facevano uso, in cucina; comunque gli indicò una drogheria in cui, senz’altro, vendevano quanto cercava.
Appena usciti, si stavano avviando a piedi verso la drogheria quando un uomo della scorta fece cenno che non era possibile andare da nessuna parte senza la loro presenza. Quell’ordine era chiaro: dovevano spostarsi in macchina e con la scorta. La cosa infastidì molto i tre, ma non avevano altra scelta.
Partirono Meng e Aquilino. Il francese, contrariato dall’imposizione, preferì restare nella hall.
Quando tornarono, i due scesero dalla macchina ridendo come matti: avevano trovato dei peperoncini il cui solo odore faceva venire il mal di stomaco.
All’ora di pranzo iniziarono a ingurgitare peperoncini sin dall’antipasto. Carmel ne prese uno che aveva il colore della lava dell’Etna, fece per morderlo e incominciò a sbruffare come un cavallo in corsa. Il bruciore era così forte che iniziò a bere acqua a più non posso. Non era a conoscenza che per attenuare il bruciore prodotto dai peperoncini l’unico rimedio è la mollica del pane.
Aquilino, da buon cosentino, quel trucco lo conosceva sin da quando era ragazzino; per divertirsi, nel vedere il francese soffiare, gli suggerì di continuare a bere acqua.
L’acqua, al bruciore prodotto dal peperoncino, funge da stimolatore, aggravando ulteriormente la situazione.
Quando Aquilino si rese conto che il francese aveva ingurgitato acqua oltre misura, gli suggerì di tentare con la mollica del pane, con la quale forse avrebbe trovato un po’ di sollievo. Così fece, passò dall’acqua al pane e ne mangiò oltre un chilo.
Carmel non ce la faceva più, era pieno fino al naso e, per rincarare la dose iniziò a sentire un leggero senso di nausea.
Nel frattempo, Meng e Aquilino mandavano giù peperoncini a più non posso: era nata una sorta di sfida tra le due Nazioni. Alla fine vinse il calabrese, che ne mangiò cinque in più. Terminata quella sfida di ordinaria follia, i due si avviarono a fare una passeggiata nel parco dell’hotel. A quella spettacolare competizione assistettero parecchie persone interessate a vedere chi ne uscisse vincitore. Carmel e le tre donne rimasero esterrefatti dalla quantità di peperoncini che i due mandarono giù. Quella che doveva essere una breve passeggiata, si protrasse per oltre due ore. Fu dura spegnere quel fuoco d’inferno che sembrava volesse incenerirgli le budella.
A un tratto l’italiano sentì un crescente formicolio al basso ventre, capì che era arrivata l’ora di andare a fare la pennichella.
Al suo rientro nella suite, trovò la donna distesa sul letto che si massaggiava delicatamente il basso ventre. L’italiano era già con il motore ai massimi giri. La mente sublimò l’immagine della donna dai lunghi capelli neri che le accarezzavano il viso e scendevano delicatamente fino a coprirle sensualmente il seno. L’effetto del peperoncino, associato alla percezione di quell’immagine, lo portò verso uno stato di straordinaria pulsione erotica. Il vortice della passione s’impadronì dei suoi sensi fin quasi a trasformarlo in un mezzo uragano: in lui vi era il fuoco dello Stromboli e la passione di un dio dell’Olimpo.
L’uomo abbandonò il campo di battaglia dopo circa due ore motivato delle suppliche della donna, che accusava dolori ai fianchi e al basso ventre. Aveva vinto, cancellando l’onta della notte.
Appena finito, la ragazza andò di filato alla toilette e una volta che ebbe terminato di fare la doccia si rimise a letto e si addormentò, sopraffatta dalla stanchezza. Il suo sonno si protrasse fino alle ore otto del mattino del giorno dopo.
Il tempo tiranno corse più veloce del solito, ponendo fine al viaggio di lavoro e di piacere.
Alle 14:30 si presentarono davanti all’albergo due auto di Stato e otto motociclette di scorta; a bordo della prima auto c’era il ministro del commercio estero con tutti i responsabili del partito comunista dell’intera regione, mentre i tre ospiti salirono sulla seconda auto. Il corteo sfrecciava lungo i larghi viali della città e, a sirene spiegate, attraversarono tutto il grande viale di cui fa parte la stessa piazza Tienanmen.
Arrivati all’aeroporto, c’era l’aereo fermo ad aspettarli, tant’è che arrivarono con il corteo quando tutti gli altri passeggeri erano già a bordo. Le auto con la scorta si fermarono a pochi metri dalla scaletta. Due uomini erano lì pronti per aprire le porte per fare scendere i passeggeri, il corteo della polizia stava sull’attenti e il Ministro del commercio estero, con un sorriso smagliante, li salutò stringendo loro la mano. Per l’occorrenza c’erano i fotografi e la televisione, che avevano ricevuto ordini di inquadrare bene il Ministro e il contorno. Tutta quella teatralità serviva solo fini propagandistici.
Il decollo dell’aereo avvenne puntualmente; il velivolo prese quota progressivamente per poi assestarsi a 14.000 metri.

Continua…

Foto: orodelsalento.com


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