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Costume e SocietàLetteratura

Seppuku

Samurai: La spada e l’onore


Edil Merici

Di Francesco Salerno

Erano passati sei giorni da quando Naomasa e Sakai erano caduti nell’imboscata dei ninja di Iga. Su 54 uomini ne avevano persi 18, una vera a propria mattanza. Erano riusciti a scamparla solo grazie all’arrivo tempestivo delle truppe degli Adate, che avevano messo in fuga i ninja una volta per tutte.
Naomasa e Sakai erano poi stati condotti al castello di Ota, sede storica degli Adate e al momento sotto il controllo di Todeshi, il figlio del vecchio lord alleato dei Tokugawa. Todeshi era poco più che un ragazzo, dal volto serio e gli occhi irrequieti. Il giovane signore era stato molto gentile e premuroso con Sakai e Naomasa, ma questi ultimi ritenevano che vi fosse ben altro dietro la facciata di gentilezza del giovane Todeshi.
La riprova dei loro sospetti la ebbero la mattina del sesto giorno di permanenza al castello, quando entrambi vennero invitati dal signore locale a recarsi al giardino interno. Qui, Naomasa vide una cinquantina di uomini, tutti nobili a giudicare dalle loro vesti. Erano disposti a semicerchio attorno al loro signore, mentre dinnanzi a loro vi era un uomo in abiti bianchi inginocchiato a terra.
Todeshi sfoggiò un largo sorriso quando vide arrivare i due samurai e li invitò a sedersi accanto a lui.
«Generali, prego, accomodatevi. Spero vi piaccia lo spettacolo di un traditore che muore» iniziò Todeshi senza smettere di sorridere.
Naomasa e Sakai si scambiarono una rapida occhiata prima di accomodarsi accanto al signore del castello.
«Questo – continuò Todeshi – è lord Otani Ametadate, un vecchio generale di mio padre. Il suo crimine è tradimento! Il signore Otani si è rifiutato si dare il colpo di grazia al mio amato fratello il mese scorso, quando lo abbiamo scacciato dal castello. Hai qualcosa da dire, Otani, prima di morire?»
Otani sollevò allora il volo, e Naomasa restò impressionato dall’aura di onore e sicurezza che trapelava da ogni fibra del suo essere.
«Mio signore Adate, io ho servito con onore vostro padre e il vostro clan. Ho giurato sul mio onore che non avrei mai versato il sangue di uno dei figli del mio compianto signore, l’ho giurato a lui in persona e tale giuramento ho onorato!»
A quelle parole il volto di Adate si tramutò in una maschera di furia.
«Io sono il tuo signore! Ti avevo ordinato di uccidere mio fratello e tu hai rifiutato!»
Naomasa e Sakai si fissarono nuovamente prima che Naomasa si sentisse in obbligo di intromettersi.
«Mio signore Adate, ma quest’uomo aveva giurato a vostro padre! Non poteva rompere quel giuramento o sarebbe stato disonorato!»
«Lord Naomasa, sono io ora il signore del clan e non ammetterò alcuna eccezione ai miei ordini. Tuttavia, proprio per la lealtà verso il mio defunto padre gli concedo il seppuku.»
Naomasa fece per ribattere, ma uno sguardo di Sakai lo fece desistere. Era chiaro che ormai il signore di Ota aveva deciso e niente avrebbe potuto fargli cambiare idea.
Otani si slacciò a quel punto la veste e scoprì il fianco, tenendo fermo lo sguardo dinnanzi a sé, senza mai mostrare il minimo segno di dubbio o paura.
Raccolto il pugnale, il vecchio samurai se lo portò al ventre e con un unico e sinuoso movimento si sviscerò dinnanzi a tutti. Naomasa distolse a quel punto lo sguardo mentre l’immagine di suo padre, morto allo stesso modo, gli tornava in mente. Quando infine Otani giacque immobile, Adate brindò con tutti i presenti, tutti tranne Naomasa che, prendendo congedo, si era allontanato da quel luogo. Era appena stata compiuta un’infamia, e questo non poteva sopportarlo.
Mentre si allontanava dal giardino, un messaggero lo sorpassò di gran corsa. Naomasa capì che era successo qualcosa di grave…

Continua…

Foto: storicang.it


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