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Costume e SocietàLetteratura

Tutto per i bimbi e per le mamme…

Наталина - Solo due mesi d’amore


Edil Merici

Di Bruno Siciliano

⚠️ ATTENZIONE!
Scorri in fondo all’articolo per ascoltare questo capitolo del romanzo letto dalla viva voce di Bruno Siciliano!

«A buttarla via di casa, sola, incinta e ricercata! Finirebbe per battere in qualche angolo di strada e la bimba col tempo farebbe la sua stessa fine» sottolineò la signora Caruso.
«Ma io ho la mia vita, la mia professione…» provai a controbattere.
«Ma fammi il piacere, quanto guadagni? Mille euro, mille e due? Prendo molto di più io con la pensione del mio Vittorio.»
«Ma è immorale!»
«Sai dove se la mette lei la morale in questo momento?
La società non è stata molto più morale nei suoi confronti di quanto non lo sia stata lei.»
Le parole che la vecchia signora mi andava snocciolando mi colpivano in faccia come schiaffi. Non avrei pensato che una vecchia befana potesse ragionare così, però un po’ di ragione ce l’aveva ed io, era vero, mi stavo affezionando a quel topolino che da due notti dormiva nel mio letto.
«Beh – tagliai corto – vado a fare la spesa, ero uscito per questo. La ringrazio di tutto e… la prego non faccia parola con nessuno di tutto questo.»
«Senti, bello, intanto io potrei essere tua nonna e ti ordino da oggi in poi di chiamarmi col mio nome: Carla. Sappi che io non vengo mai meno alle mie promesse e poi siamo pure dirimpettai o no? E credi che mi farà piacere avere fra le braccia una nipotina piccola da spupazzare! Io sono sola, sono vecchia e non ho mai fatto una buona azione in vita mia. Sarebbe ora che cominciassi. Vai via, adesso, vai a fare la spesa e non comprare le solite schifezze! Questa ha bisogno di carne, di latte e di cose buone. Fino a ora tu sei stato un…»
«Porco» aggiunsi io.
«Quello che vuoi tu, ma adesso, da quando hai trovato questa ragazza, di colpo, sei cresciuto. Vedi di fare l’uomo maturo, Bruno, e abbi cura di quelle creature. Vai!»
Quasi mi cacciò di casa perché andassi a fare la spesa alla mia malata.
Non sgommai, stavolta, ingranai la prima e con molta delicatezza e calma diedi un filo di gas e la vecchia Panda si incammino lenta e sicura avviandosi verso la Conad lassù in cima, in fondo a Viale Giostra. Parcheggiai nell’ampio parcheggio, scesi e presi un carrello.
Entrai nel grande negozio ed ebbi freddo. L’aria condizionata era sempre esagerata in quel negozio, poi la distesa degli scaffali mi balzò incontro, c’era troppa roba e io non ero mai stato capace di fare una spesa oculata e parsimoniosa. Cominciai a mettere nel carrello patatine e wafer al cioccolato, poi la Nutella e la marmellata, quella di ciliegie che mi piace così tanto, i biscotti al burro e il latte. Poi mi vennero in mente le parole della vecchia Carla e mi avviai al banco della macelleria. Ordinai quattro belle bistecche di vitello senz’osso e poi della carne macinata mista. Quindi, al reparto surgelati per comprare il pesce e le patatine da friggere, quelle con la buccia di taglio classico, e il gelato, variegato amarena e fior di latte e pure al cioccolato. Poi la frutta, tanta e di tutti i tipi e le bibite, i succhi di frutta e poi… nient’altro. Per il momento poteva bastare.
Pagai e a stento caricai tutto nel minuscolo portabagagli della mia panda. Misi in moto e mi avviai lento verso casa. Un’insegna attirò la mia attenzione: Tutto per i bimbi e le mamme recitava con chiarezza. Forse non fui io a frenare e ad accostare, ma il mio cuore.
Maledetto!
Scesi dall’auto come un automa.
«Buonasera. Prego.»
La commessina carina ed educata mi venne incontro.
«Di cosa ha bisogno?»
Stavo per rispondere “Di tutto” ma mi trattenni e le dissi:
«Un completino per una bambina che deve ancora nascere e poi…io non me ne intendo, mi aiuti lei per favore.»
La commessina carina ed educata mise sul bancone un completino rosa che sembrava fatto per una bambola e io le dissi: «Ma non è troppo piccolo. Le andrà?»
La commessina sorrise e mi disse: «Vedrà che le andrà bene, le piace?»
«È bellissimo, me ne dia altri.»
Così mise sul bancone, accanto a quello, altri completini: uno bianco, uno giallo e uno bellissimo, verde acqua. Io la guardai e le dissi: «Li prendo tutti.»
Lei mi fece un gesto con la testa ed io incalzai:
«Non so cos’altro può servire, mi può aiutare lei?»
La bella siciliana fece un gesto bellissimo di assenso e con tutta la tenerezza possibile mi disse: «La mamma non può venire?»
«No – risposi – sta molto male ed io devo pensare a tutto.»
«Allora vedrò quello che posso fare, le chiedo solo di avere fiducia in me.
Guardi come sono belli questi copri fasce.»
«Ma le metteremo i pannolini» risposi come irritato.
«Sì, ma si chiamano così lo stesso» rispose la commessa con un sorriso compassionevole. Erano una specie di magliettine un po’ lunghe, ma piccolissime ed io le chiesi ancora: «Ma possibile che sarà così piccola?»
«All’inizio sì, poi vedrà come crescerà in fretta, non si preoccupi. Guardi, queste sono le retine per l’ombelico e le camicette e un po di bavette, poi le servono i panni spugna? Certo che le serviranno e anche un accappatoio per fare il bagnetto.
Guardi le metto un cambio completo separato per ogni busta, vedrà che le tornerà utile. Le servono i lenzuolini per il portanfant?»
Dissi di sì con un gesto della testa, però qualcuno mi avrebbe dovuto spiegare cosa fosse un portanfant. Allora glielo chiesi e lei mi fece vedere una specie di cesta per la biancheria che mi addobbò a mo di minuscolo lettino per farmi vedere come si faceva. Io non sapevo cosa rispondere. Sapevo smontare un PC pezzo per pezzo, riuscivo a ridurre all’osso una macchina fotografica ma non sapevo nulla di bambini e di vestiti e mi spaventai non poco.
Lei capì il mio stato e mi sorrise dicendo:
«Non si spaventi così! Vedrà, diventerà un esperto.»
Non volevo diventare un esperto in questa materia, volevo che le cose cambiassero e che la mia vita tornasse normale come prima.
Guardai attraverso la vetrina la mia Panda parcheggiata di traverso con una ruota sul marciapiedi cercando di trovare un briciolo di normalità nella mia vita di prima.
Natalina!
Certo. Me ne ero dimenticato. Era a casa col mio pigiama stropicciato perché non aveva nulla da mettersi.
Cercai con gli occhi la bella commessa e le chiesi:
«Avrebbe qualcosa anche per la mamma? È al settimo mese ed è molto minuta.»
La commessina mi sciorinò sul bancone camicette magliette e Jeans premaman e gonne da farmi girare la testa.
Il mio sguardo le chiese pietà. Lei capì e mi disse:
«Sua moglie dev’essere una ragazza molto bella e semplice, io le prenderei questa maglietta e questa camicetta e questa gonna e questi Jeans, poi le serve una camicia da notte?
Come la vuole?»
«Come per una principessa» disse la mia voce rotta dalla commozione mentre la mia mente continuava a darmi dell’imbecille all’ennesima potenza.

Continua…

Foto: wips.plug.it


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