Il sistema di pagamento delle tasse: la liturgia

Di Giuseppe Pellegrino

I modi concreti di pagare i tributi, in conseguenza di quanto detto in precedenza, prima del principio di monetazione a Locri, erano tre: la liturgia come forma di pagamento delle tasse, il pagamento in natura e la nona come limite del tributo
Con il termine liturgia, presso i Greci, si intendeva l’imposizione di un servizio a favore del popolo, generalmente molto dispendioso, che i cittadini più ricchi prendevano a loro carico. Nulla a che vedere con l’accezione introdotta dal Nuovo Testamento, che con essa indica un ufficio pubblico. Nella versione greca della Bibbia, detta dei Settanta, il termine liturgia indica quasi sempre il servizio di culto prestato dai sacerdoti e dai leviti e, più nello specifico, quello del sacrificio. Nella chiesa greca con leiturghia, dall’antichità fino ai giorni nostri, si è sempre intesa la celebrazione del sacrificio eucaristico e, contestualmente, l’ufficio di cerimonie religiose pubbliche compiute da chi è insignito di ordini sacri.
Anticamente vi erano due tipi di liturgia: quella militare, che erano collegata a eventi bellici e perciò conseguenza di spese straordinarie, e quella religiosa, associata al calendario liturgico, che non teneva conto solo delle festività religiose, ma anche degli eventi agonistici e culturali.
Poiché la liturgia non sempre poteva soddisfare le esigenze di spesa della polis,soprattutto di quelle militari, durante la Guerra del Peloponneso, ad Atene, fu istituita la proeisphora, con la quale dei soggetti aventi un reddito superiore a dieci talenti avrebbero affrontato il pagamento del contributo. Sembra pure esistesse una tassa per mantenere i cavalli (detta ippotrofìa), per eventuali esigenze della cavalleria in caso di guerra, ma è ragionevole pensare che ciò avvenisse in epoca relativamente tarda, se è vero che la cavalleria avrebbe assunto importanza militare e non solo di mero trasporto solo dopo il 500 a.C.
Sicuramente tale forma di tassazione rappresenta l’inizio del superamento del tributo come donazione volontaria di coloro che dovevano contribuire. All’inizio, invero, il liturgista, ossia il responsabile di una liturgia, veniva selezionato dai magistrati tra quei cittadini che avevano presentato volontaria richiesta o che sembravano in grado di garantire gli oneri connessi.
Demostene informa, enumerandole, che ad Atene, tra il 355 e il 354 a.C. esistessero non meno di sessanta liturgie.
Era possibile sfuggire all’obbligo della liturgia quando un cittadino la riteneva onerosa o, soprattutto, quando ravvisava l’esistenza di un altro cittadino più abbiente, che indicava. Nel caso in cui e il secondo cittadino si rifiutasse o negasse una sua maggiore ricchezza, si applicava il cosiddetto rito dell’antidosi,che non ha significato diverso da quello odierno. Invero, nella prassi, le imposizioni erano più di una e riguardavano almeno due cittadini ai quali veniva demandato di eseguire un’opera di utilità comune a seconda della ricchezze. Il cittadino poteva osservare che l’opera a lui imposta per il popolo era più gravosa di quella posta a carico del suo concittadino che aveva maggiori ricchezze. Il magistrato addetto si limitava a riportare la lamentela al secondo cittadino, che poteva aderire o meno. Nulla quaestio se aderiva. Diversamente, l’imposizione restava esattamente così come disposta, solo che si procedeva allo scambio delle ricchezze, sicché il cittadino che riteneva più agiato il secondo poteva impegnarsi per l’opera pubblica con le ricchezze di quest’ultimo.Difficile, per così dire, che si mentisse sulla dichiarazione dei redditi.
Ma la Liturgia, a Locri, non è stata molto in uso, se non per qualche ragione di urgenza molto grave, come può essere stata la Battaglia della Sagra, che ha visto sicuramente tutto il popolo locrese impegnato con gravosi oneri di armamenti. Tuttavia occorre aggiungere anche i Giochi Olmpici si tenevano ogni quattro anni, e Locri aveva atleti eccellenti nel campo della boxe o del giavellotto.
Si dice che Kroton, al tempo di Pitagora, eccellesse in tutti i giochi olimpici, tanto che Pindaro proclamava che “l’ultimo dei Krotoniati è il primo dei Greci”. I giochi olimpici davano prestigio e i vincitori erano eroi che venivano onorati non diversamente degli Dei. Agesidamo era talmente noto che anche Pindaro lo incluse tra gli eroi delle Olimpiadi:

La più alta Giustizia governa Locri Epizefiri, e vi si onorano Calliope e il bronzeo Marte. Anche lo scontro con Cicno la suprema forza di Eracle vinse: e Agesidamo, vittorioso a Olimpia nel pugilato, abbia gratitudine per Ila, come Patroclo per Achille.

Così Pindaro su Locri, Zaleuco e i suoi eroi. Per Agesidamo, figlio di Archestrato, ancora così canta il Poeta nelle sue Olimpiche:

Oltre ogni invidia fruisce chi vinse in Olimpia
tale compenso; e lo vuole il mio labbro cupido pascere.
Dono è del Nume, se un uomo fiorisce per savio consiglio.
Sappilo, o figlio d’Archèstrato,
adesso mercè del trionfo che avesti nel pugile giuoco,
o Agesidamo.

E Strabone non è da meno con il pugile Eutimo:

(Si dice che) quando i Locresi Epizefiri presero la città, il pugile scese presso il mostro, lo vinse in duello e lo costrinse a liberare gli abitanti dal tributo.

Per il resto, vi era il Klèros e la tassazione sulle esportazioni di pece e abete.

Foto: armadillofurioso.it