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40 anni senza Gilles


Edil Merici

Di Giovanni Morabito – Liceo Classico Ivo Oliveti di Locri

Sono passati ormai 40 anni dal tremendo incidente che tolse la vita a uno dei piloti più amati sia dal commendator Enzo Ferrari che dai tifosi della rossa di Maranello. Gilles Villeneuve esordì nel Gran Premio di gran Bretagna del 1976 con McLaren sponsorizzato da James Hunt. Partecipò alla corsa con una vettura vecchia di quattro anni riuscendo a concludere 11º nonostante un problema durante la sosta ai box. Venne ingaggiato da Ferrari, su consiglio di Mauro Forghieri e Chris Amon, per sostituire il partente Niki Lauda. Arrivato sulla pista di Fiorano tutti i meccanici, abituati a un meticoloso e rispettoso Niki Lauda, si ritrovarono un pilota completamente diverso, che portava al limite la vettura e, dopo neanche cinque giri in pista, faceva fumare tutto: motore, gomme, assi… Forghieri era sgomento. Dinanzi a quelle scene, Ferrari ebbe una reazione inaspettata, come se tutti quegli anni di Niki Lauda gli fossero venuti a nausea.
Alla sua seconda gara in Ferrari, nel tentativo di superare la Tyrrell di Ronnie Peterson face letteralmente spiccare il volo alla sua Ferrari. Gli addetti stampa italiani lo criticarono duramente, affibbiandogli il nome di aviatore, ma né Ferrari né Villeneuve si scomposero più di tanto. Gilles era un talento ancora acerbo e, nel corso della stagione 1978, compì numerosi errori come a Long Beach quando, nel tentativo di superare Clay Regazzoni, doppiato, tentò la staccata in un punto difficile, provocando un contatto che lo fece volare sopra il pilota svizzero vanificando ogni sua chance di vittoria.
Nel libro Piloti, che gente, Enzo Ferrari dirà di Villeneuve:

C’è chi lo ha definito “aviatore” e chi lo definiva svitato, ma con la sua generosità, il suo ardimento, con la capacità “ distruttiva” che aveva nel pilotare le macchine macinando semiassi, frizioni, cambi, freni, ci insegnava cosa bisognava fare perché un pilota potesse difendersi in un momento imprevedibile, in uno stato di necessità. È stato campione di combattività e ha regalato, ha aggiunto tanta notorietà alla Ferrari. Gli volevo bene.

Villeneuve, infatti, fuori dalla pista, riusciva farsi voler bene da tutti, anche se in pista era molto duro ma non certo disonesto.
Le vittorie non tardarono ad arrivare e, infatti, nel 1979, in Canada, a casa sua, spazzò via le critiche aggiudicandosi il Gran Premio. Il 1979, per Villeneuve è l’anno che lo consacrerà come pilota: in Francia innesca uno splendido duello, negli ultimi 3 giri, con Didier Pironi. Anche se Jean-Pierre Jabouille avrebbe vinto la gara, tutti gli occhi erano puntati su Villeneuve e Pironi, che resero celebre il loro duello con sorpassi, contro-sorpassi e staccate al limite. A Long Beach è tripudio di Villeneuve che realizza pole position, giro veloce e vince la gara dominando dall’ inizio alla fine. Il canadese pareva pronto a giocarsi il titolo mondiale ma dopo aver avuto problemi alla vettura nel corso della stagione, sarebbe giunto a Monza con le stesse chance di vittoria del suo compagno di scuderia Jody Scheckter, che decise di non sorpassare in virtù del rapporto di reciproca stima che lo legava ad esso, consegnandogli di fatto la vittoria della gara e vittoria matematica del mondiale, convinto che, un giorno, Ferrari gli avrebbe reso il favore. A Watkins Glenn, durante le prove libere, sotto la pioggia stacca il compagno di scuderia, secondo più veloce in pista, di ben 9 secondi.
Il 1980 sarà un anno difficile, poiché la scuderia avrebbe puntato molto sullo sviluppo dei motori turbo per l’anno successivo ma anche perché il canadese sarebbe stati vittima di due grossi incedenti (uno in Francia durante dei test privati e l’altro a Imola, proprio alla curva che oggi porta il suo nome). La vittoria sarebbe arriva comunque ma solo nel 1981, nel luogo meno indicato per un motore turbo, ovvero Monte Carlo, dove Villeneuve sarebbe salito sul gradino più alto del podio dopo un anno e mezzo di digiuno. Avrebbe replicato a Jarama, dove si sarebbe ritrovato a condurre la gara con 4 vetture che lo incalzavano con un distacco massimo di 1 secondo e 24 decimi, riuscendo a vincere solo grazie a una strenua difesa. Le sue speranze iridate sarebbero comunque state affossate da problemi al motore, che non gli avrebbero comunque impedito di rendersi protagonista di una prestazione sontuosa sempre a casa sua dove, sotto una pioggia scosciante e con l’ ala anteriore a coprigli la visuale, avrebbe guidato quasi a memoria fino a quando l’alettone non si sarebbe staccato non impedendogli comunque di concludere a podio. A fine anno la scuderia di Maranello ricevette una sfida molto particolare, una gara di velocità tra la vettura da corsa e l’aereo caccia F104 al quale non sarebbe stato consentito di utilizzare il postbruciatore e di spiccare il volo. Villeneuve, dal canto suo, fece rimuovere tutte le appendici aereodinamiche che potessero influire sulla velocità di punta della vettura, risultando alla fine più veloce dell’aereo.
Il 1982 sembrava l’anno buono e l’occasione sarebbe arrivata a Imola, dove le Ferrari stavano dominando. A pochi giri dalla fine, tuttavia, Pironi, che nel frattempo aveva sostituito Scheckter, ritiratosi l’anno precedente, avrebbe sorpassato un Villneuve così basito da ritenere che il compagno di scuderia lo avesse sopravanzato solo per dar spettacolo, cosa effettivamente non vera, dato che il francese avrebbe difeso con tenacia la propria posizione fino ad aggiudicarsi la vittoria.
Villeneuve non avrebbe preso bene l’affronto, sentendosi tradito: anzitutto dalla scuderia a cui aveva dato tutto, quindi dal suo compagno che gli aveva assicurato di essere un amico. A Zolder, mentre cercava di qualificarsi, centrò Jochen Mass spiccando il volo e schiantandosi pochi metri più avanti. Finì così la vita e la carriera di un pilota che credeva nel rispetto reciproco e nell’amicizia.
Finiva così la febbre Villeneuve

Foto: automoto.it


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