ADVST
Costume e SocietàLetteratura

Il contrabbandiere

Stasi XVI - Francesco Rossi, di nuovo in viaggio verso Reggio Calabria, ripercorre con la memoria un episodio accadutogli qualche anno prima, quando salvò un giovane da morte certa ma scoprì anche che stava contrabbandando delle armi che divennero per l’imprenditore un indesiderato pacco da gestire.

Di Francesco Cesare Strangio

Dopo aver preso commiato dai suoi ospiti, Francesco Rossi aveva ripreso il viaggio verso Reggio Calabria da circa un’ora quando gli tornò alla memoria quella volta in cui soccorse un giovane che aveva avuto un incidente ed era rimasto incastrato nella sua auto. Nonostante le gravi ferite riportate, l’uomo gli aveva fatto capire che, prima di lasciare il mezzo incidentato voleva nascondere ciò che trasportava nel cofano, ovvero diversi sacchi pieni di armi.
Ebbe molto da fare, data la quantità, per tirarli fuori e nasconderli in un fossato a qualche centinaio di metri dal luogo dell’incidente.
Dopo averli affannosamente trasferiti nel nascondiglio, si occupò del ferito. Partì con la sua auto a tutta velocità verso il centro ospedaliero di Cariati, dove trovò suo zio che prestò i primi soccorsi al malcapitato.
Il giovane chiamò Rossi e gli disse: «Fammi il favore di custodire quello che hai portato via dall’auto».
Prima di partire per andare a trovare aiuto per sistemare l’auto, si fece dire come si chiamava.
Il giovane gli disse di chiamarsi Ettore.
Accertatosi che tutto andava per il verso giusto, lasciò l’ospedale e andò alla ricerca di quattro amici che gli diedero una mano a rimettere in carreggiata l’autovettura. Era tutta ammaccata; anche se sgangherata, il motore si riavviò e lentamente si diressero verso un garage in attesa che Ettore si ristabilisse e prendesse una decisione a riguardo.
I quattro amici si salutarono e ognuno andò per la propria strada, mentre Rossi ritornò al nosocomio per sincerarsi dello stato di salute del malcapitato.
Al pronto soccorso incontrò lo zio, il quale lo rassicurò sullo stato di salute del giovane.
Lo zio medico ci tenne a precisare a Francesco che l’amico gli doveva la vita: «Bastava ancora una mezz’oretta e sarebbe morto dissanguato».
Salutò lo zio e prese l’uscita dell’ospedale.
Erano le due quando arrivò a casa, naturalmente la prima cosa che fece fu andare a dormire.
Stava coricato sul letto e guardava il soffitto di colore azzurro, quando un pensiero gli passò per la testa: e se qualcuno avesse trovato la santabarbara nascosta da lui, e l’avesse portata via, come avrebbe fatto poi a convincere Ettore che non era stato lui a trafugarla?
Più il tempo passava e più lo assaliva il dubbio, sicché a un certo punto decise di andare a recuperare tutto e lo occultò nel garage dello zio medico.
Rossi si rendeva conto del grande rischio che correva, ma non se la sentì di rischiare una brutta figura e, al contempo, causare un notevole danno al contrabbandiere. Erano passate da poco dodici ore da quando aveva accompagnato Ettore al pronto soccorso. Avvertiva il bisogno di sapere in che stato di salute si trovava; fu così che prese la decisione di andare a trovarlo all’ospedale.
Entrando nella camera dove era ricoverato Ettore, non trovò nessuno. Francesco fu per un attimo sopraffatto da un infausto pensiero e non sapendo cosa pensare si mosse verso la saletta del medico.
Fece per entrare e si sentì chiamare dallo zio medico: «Dove stai andando?»
«Stavo venendo a cercarti», rispose Francesco.
«Se cerchi il tuo amico, sappi che si trova nell’ambulatorio di radiologia».
«Com’è messo con la salute?» domandò Francesco.
«Poteva stare peggio! Tra cinque minuti lo riporteranno in camera».
Poco dopo vide arrivare la barella con sopra Ettore, aveva il volto pieno di lividi.
Una volta che l’infermiere finì di sistemare il paziente sul lettino, Francesco entrò e, dopo aver salutato Ettore, gli chiese come stava.
Il paziente, con notevole difficoltà, rispose: «Mi sento come se fossi stato investito da un treno in corsa… in definitiva non posso lamentarmi, devo prendere atto che mi è andata bene».
Il giovane gli chiese di quelle cose, senza pronunciare la parola “armi”.
Rossi rispose: «Sono in un luogo sicuro, lì non le troverà nessuno».
Lo ringraziò dicendo: «Ti sono obbligato per tutta la vita».
Ci volle una settimana prima che il giovane fosse dimesso.
La mattina della sua uscita dall’ospedale c’erano quattro suoi parenti ad attenderlo per portarlo a casa a Rosarno.
Rossi, che andava tutti i giorni a trovarlo, quella mattina era presente per salutare Ettore e per vedere cosa dovevano fare con la macchina e le armi in sua custodia.
Presero accordi per la mattina seguente: sarebbero andati due dei quattro parenti che erano lì presenti.
Il giorno dopo si presentarono puntualmente alle dieci del mattino, prelevarono la santabarbara e si avviarono lungo la Strada Statale 106 in direzione Sud.
Prima di partire chiesero a Rossi se conoscesse qualche carrozziere. Naturalmente la risposta fu positiva.
Uno dei due, quello che in volto dimostrava più anni, mise la mano in tasca e prese un milione e lo consegnò a Rossi.
Dieci giorni dopo, come se avessero concordato un appuntamento alle dieci del mattino, Rossi trovò davanti casa gli stessi individui che portarono via le armi.
Dopo essere andati al vicino bar per prendere il caffè, si recarono alla carrozzeria e prelevarono la macchina. Prima di partire saldarono il conto e lasciarono a Rossi un regalo di un milione.
Quattro anni dopo, trovandosi a Gioia Tauro, gli venne in mente il giovane dell’incidente di quella notte.
Partì per Rosarno e, una volta arrivato, chiese di Ettore nel primo bar che incontrò.
La gente lo guardò con sospetto, nessuno sapeva di chi stesse parlando.
Entrò in un secondo bar, stesso risultato. Era come battere la testa contro un muro di gomma.

Foto: armimilitari.it

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button